Quale economia dobbiamo attivare verso la Fase 2? Il Programma per una Nuova Ripresa di Muhammad Yunus (New Recovery Programme) fornisce una risposta chiara al quesito che tutti ci stiamo ponendo in questo sensibile momento, mettendo al centro l’impresa sociale.
Mentre fervono i preparativi per il rientro al lavoro, prima che i ritmi produttivi tornino alla loro consueta cadenza, conviene interrogarsi su quali possano essere i cambiamenti da introdurre nelle attività economiche (al di là della puntuale applicazione delle disposizioni di prevenzione e protezione dal virus).
La gran parte degli studiosi, anche in economia, converge infatti sull’esigenza di non tornare alle medesime modalità e pratiche, per non incorrere nei medesimi errori di prima. Ma quali strade imboccare?
Se a livello di indirizzi macro-economici alcune opzioni appaiono piuttosto chiare (sostenibilità, green economy, circolarità, primato del valore del lavoro e della persona), ma le cui scelte stanno nelle mani dei grandi poteri, è opportuno prestare maggior attenzione al piano micro-economico: la dimensione più accessibile ai soggetti della società civile ed agli attori economici diffusi.
Ed è proprio questa l’indicazione che, con nettezza, ci porge Muhammad Yunus, già Premio Nobel e fondatore del microcredito in Asia (Grameen Bank): il quale si appella a una “decisione che spetta soltanto a noi” !
Egli argomenta partendo dal presupposto che “prima di farla ripartire, dobbiamo decidere che tipo di economia vogliamo” e non esita a indicare decisamente l’obiettivo al quale deve concorrere l’economia: “è uno strumento messo a punto per arrivare alla massima felicità collettiva possibile”.
Basandosi su questo caposaldo Yunus approda a una precisa indicazione programmatica: nel suo NRP (New Recovery Programme, Programma della nuova ripresa) egli assegna un ruolo fondamentale a una nuova forma di impresa detta impresa sociale, che così definisce:
“Si tratta di un’impresa creata esclusivamente per risolvere i problemi delle persone, un’impresa che non crea un utile personale per gli investitori, se si eccettua il solo recupero dell’investimento iniziale. Una volta rientrati in possesso dell’investimento originario, tutti gli utili successivi devono essere re-immessi nell’impresa”.
Lui prospetta chiaramente come questa forma possa essere sostenuta: dalle politiche pubbliche (governi centrali ma anche enti locali) come dalla motivazione e dall’interesse diffuso dei cittadini, che nascono come potenziali aspiranti imprenditori prima che come rassegnati e subalterni “cercatori di un posto di lavoro”.
Un appello alla creatività che può suscitare energie inedite, in tutte le fasce di età. Teniamolo presente come lui ci raccomanda: “la crisi del coronavirus è che ci sta offrendo inestimabili opportunità per un nuovo inizio; … il momento è arrivato; … nulla è impossibile per gli uomini”.
Consideriamo che il suo appello non è di un filosofo o di un esponente religioso, ma di un autorevole imprenditore che appunto è riuscito a coniugare etica e socialità con efficienza.
Pertanto, anche Fondazione FUTURAE che ha posto questo strumento al centro della sua strategia, intende concorrere allo sviluppo di imprese sociali capaci di favorire questo tipo di ripresa economica qualificata e attende che dai territori si esprimano idee e progetti in grado di adattarsi a questa nuova forma, promettente e sicura, perché declinata all’interesse collettivo e al bene comune.
Per approfondire i punti del Programma per una nuova ripresa.